Nella COP23, in programma quest’anno a Bonn dal 10 al 17 novembre sotto la presidenza delle Isole Fiji, si continua il lavoro di definizione degli aspetti operativi legati all’applicazione dell’Accordo di Parigi sul clima del 2015 e dei relativi impegni di riduzione del gas climalteranti da parte dei Paesi firmatari.
Dopo che a Marrakech è stata ribadita l’unanime volontà di dare rapida applicazione all’Accordo di Parigi, nonostante l’annuncio di cambio di direzione della presidenza USA, anche in questa conferenza si conferma la determinazione di giungere alla messa a punto dei dettagli attuativi dell’Accordo, anche perché, come noto, gli impegni fino ad oggi sottoscritti dai singoli Paesi risultano ancora ben lontani da quanto necessario per contenere l’innalzamento della temperatura dell’atmosfera terrestre sotto i 2 gradi. Gli scenari attuali, infatti, prevedono un aumento di 2,73 gradi entro la fine del secolo, con la necessità, in termini di aumento degli sforzi di riduzione delle emissioni, di una vera e propria “corsa contro il tempo”, come ha ribadito Ángel Gurría, segretario generale dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Oecd).
I principali temi della COP23 di Bonn possono essere così sintetizzati:
- sarà lanciata la versione dimostrativa di un sito che dovrebbe far incontrare domanda e offerta di strumenti assicurativi, anche complessi, per gestire ex-ante ed ex-post le perdite e danni climatici (meccanismo noto come “Loss and Damage”);
- si discuteranno le linee guida per i nuovi Contributi Determinati a livello Nazionale (noti con la sigla NDC), previsti per il 2019, al fine di renderli più omogenei e leggibili per investitori pubblici e privati;
- si strutturerà, discutendo ed eventualmente modificando la preliminare proposta della Presidenza Fiji, la modalità operativa del Dialogo Facilitativo che dovrebbe portare i Paesi ad incrementare la propria ambizione (su tutti i fronti, ma in particolare negli obiettivi di mitigazione, che come già detto attualmente sono del tutto insufficienti).
Da segnalare che a Bonn, tra i vari Padiglioni nazionali, si è messa in evidenza la doppia presenza delle delegazioni americane, una in rappresentanza del Governo e una costituita dalla coalizione di Stati e città che hanno dichiarato la volontà di continuare ad applicare l’Accordo di Parigi. Forse è presto per dirlo, ma c’è ancora speranza che anche le posizioni dell’Amministrazione statunitense possano convenire sul fatto che, per quanto riguarda il cambiamento climatico “we are all in the same canoe” (siamo tutti nella stessa canoa), così come detto nel discorso di apertura da Frank Bainimarama, Primo Ministro delle Fiji eletto Presidente della COP23.
Le possibilità di un ripensamento di Trump sulla vicenda clima sono alimentate anche dal report catastrofico stilato da importanti enti americani (NOA, NASA e Università di Berkley) che la Casa Bianca ha, sorprendentemente, approvato. In ogni caso, per motivi procedurali, l’uscita definitiva degli USA dal trattato di Parigi non sarà possibile prima del 2020.
Per quanto riguarda il ruolo del settore agroforestale in ambito climatico, va menzionata, nell’ambito della COP 23, una iniziativa che si è svolta il 10 novembre dal titolo “Agricolture Action Day”. L’evento è stato dedicato al ruolo climatico del settore primario, concentrandosi sui temi della scarsità d’acqua, degli sprechi alimentari, dell’impatto degli allevamenti intensivi e della gestione del paesaggio. Il settore primario "ha un enorme potenziale per le politiche sul clima" ha dichiarato, infatti, il ministro dell'agricoltura tedesco Christian Schmidt aprendo l'incontro, a cui hanno partecipato rappresentanti istituzionali, della società civile e del settore privato. A Bonn, quindi, è stata ribadita la necessità di aumentare gli investimenti nell'azione climatica in agricoltura per realizzare gli obiettivi dell'accordo di Parigi. "L'agricoltura è fonte di gas a effetto serra come il metano, ma ha un grande potenziale per immagazzinare il carbonio nei suoli e ridurre le emissioni", ha ricordato, infatti, Helena Molin Valdes, capo del segretariato Ccac, associazione principale organizzatrice dell'evento.
Tra le iniziative per sfruttare il potenziale di mitigazione climatica del settore agroforestale sono state oggetto di discussione anche l'aumento degli investimenti per l'agricoltura nell'ambito degli aiuti per l'azione per il clima nei paesi poveri, gli incentivi alla creazione di partenariati pubblico-privati e l'elaborazione di piani per l'azione climatica che tengano conto delle specificità dell'agricoltura.
Oltre all’importanza del settore agricolo, a Bonn, nell’ambito dell’Ocean Action Day, tenutosi l’11 novembre, sono state presentate anche le politiche di “blue carbon” e le misure di gestione delle risorse costiere. Gli investimenti per la resilienza climatica, le azioni per l’obiettivo “Fame zero”, l’agro-ecologia e la sicurezza alimentare costituiscono altri temi che verranno trattati nell’ambito della conferenza.
In termini di risultati finali, tuttavia, resta difficile prevedere gli esiti di questa Cop 23, anche considerando il rifiuto che Cina, India e altre economie emergenti hanno espresso rispetto ad imposizioni di aumento dei contributi nazionali contro i cambiamenti climatici. Restano, invece, positivi i segnali provenienti dagli Usa circa un possibile cambio di rotta in positivo.
I Negoziati internazionali, comunque proseguiranno, sino alla prossima COP24 che si svolgerà a Katowice (Polonia).